Mollare tutto per viaggiare? Si può fare, con sacrificio

In questi anni di crisi si moltiplicano le storie di chi decide di mollare tutto per cominciare a viaggiare. Così, semplicemente, lasciandosi tutto alle spalle, l’ufficio, la casa, gli oggetti personali, gli affetti. Ma scoprendo una vita completamente nuova e ricca di scoperte interiori. Ma è davvero possibile mollare tutto per viaggiare, e farlo per il resto della propria vita?

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Beh, non è tutto rose e fiori come certi reportage vorrebbero far credere. Chanel Cartell e Stevo Dirnberger, una coppia del Sudafrica, è un esempio di come lasciare il lavoro non sia sempre la scelta migliore. I due hanno lasciato il loro lavoro ben retribuito da pubblicitari e hanno cominciato a viaggiare, pubblicando storie e scatti meravigliosi della loro avventura, sul blog “How far from home”. Ma qual è la verità che veniva spesso nascosta a tutti i lettori del blog? Qual è il prezzo che paga chi decide di abbandonare tutto e fuggire lontano?

Chanel e Stevo fanno sacrifici da sempre, e avvertono di non farsi ingannare dalle foto di chi sceglie di viaggiare. Chanel, in un post dal titolo: “Why we quit our jobs in advertising to scrub toilets” (“perché abbiamo lasciato i nostri lavori in campo pubblicitario per pulire i bagni”), spiega gli aspetti più duri del suo viaggio intorno al mondo, per ora durato sei mesi: “Leggendo i post sul nostro blog o scorrendo le foto su Instagram, sembra proprio che siamo vivendo il momento migliore delle nostre vite. E, non fraintendetemi, è così. È meraviglioso. Ma non è tutto gelati sotto il sole e paesaggi mozzafiato“.

Per sopravvivere i due hanno infatti dovuto pulire 135 bagni pubblici, rimuovere 250 kg di escrementi di mucca, spaccare due tonnellate di rocce, ricoprire 60 metri di sentiero, rifare 57 letti e lucidare bicchieri di vino. Dal lusso di Johannesburg alla dura vita di adesso, in cui i due offrono piccole mansioni in cambio di una sistemazione temporanea. E’ un vero e proprio lavoro, con poche comodità e poco cibo. Quanti di noi sarebbero davvero disposti a vivere così?

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